,

Cavicchioli: “Diritti economici e violenza”. Intervento della segretaria confederale Uil Liguria.

La violenza contro le donne è un fenomeno trasversale alle classi sociali, non è prerogativa di contesti culturalmente poveri o socialmente svantaggiati. Esiste, però, una forte correlazione fra la dipendenza economica e il rischio di subire violenza domestica o di restare intrappolate in situazioni di abuso.

Le risorse economiche sono cruciali quando si tratta di disegnare misure di prevenzione e contrasto alla violenza di genere.Lavoro, reddito e capacità economica sono un’importante barriera al fenomeno violenza, ma quanto siamo distanti dall’obiettivo?

La partecipazione femminile al mercato del lavoro è ancora nettamente inferiore a quella maschile, ( circa – 20 punti percentuali).   Le occupate tendono a collocarsi nei settori più poveri e con contratti atipici (nel 2024, il 13,5% ha avuto un contratto a tempo indeterminato). (Rendiconto di genere a cura del CIV INPS).

I dati sulle retribuzioni del lavoro dipendente elaborati dall’INPS raccontano di un reddito medio annuo pari a 27.366 euro per gli uomini, mentre per le donne il reddito medio è pari a 17.996 euro, con una differenza di 9.370 euro in termini di Gender Pay Gap, il divario retributivo di genere, (il 12% in meno all’ora rispetto agli uomini).

Il GPG è influenzato da fattori quali l’elevata percentuale del part time involontario nel lavoro femminile (15,6% contro 5,1%)  e della discontinuità delle traiettorie occupazionali che inchioda le donne nei segmenti più bassi del mercato del lavoro.

Eppure, l’istruzione terziaria è donna. Il 40, 2 % delle donne liguri tra i 25 e i 34 anni sono laureate, mentre gli uomini con un titolo accademico si attestano al 22,7%. Le donne studiano di più ma non fanno carriera, guadagnano meno e sopperiscono all’inadeguatezza delle reti di protezione sociale, dedicandosi alla cura di anziani e alla gestione dei figli. Accedere a un’occupazione è più complesso e spesso si tratta di un’occupazione precaria e povera

Le donne anziane hanno pensioni mediamente più basse di un terzo rispetto agli uomini e sono maggiormente esposte al rischio povertà e di esclusione sociale. Questo perché sei o sei stata una lavoratrice povera, sei o sarai una pensionata povera. 

Una fotografia impietosa, dominata da stereotipi e consuetudini culturali che fanno emergere una verità: guadagnare, spendere, investire è ancora declinato al maschile.

La disparità fra i generi condiziona anche il rapporto col denaro. Le donne sono meno abituate a gestire il denaro e soggette alle scelte economiche e finanziarie degli uomini.

Secondo uno studio di Uil Pensionati, solo il 58% delle donne ha un conto corrente personale proprio, il 49% delle donne non è informata sui costi del proprio conto, il 49% dice di non saper investire i propri risparmi e il 46% si sente insicura nell’effettuare investimenti.

Questa fragilità espone le donne a un’ulteriore forma di violenza, più subdola e insidiosa, la violenza economica. Non si tratta di meri contrasti sulla gestione del patrimonio familiare, ma di un insieme di comportamenti che mirano a minare la capacità di autodeterminazione della persona offesa e a consolidarne la dipendenza. L’imposizione di decisioni patrimoniali unilaterali o la limitazione della disponibilità di risorse finanziarie, si cela dietro gesti apparentemente ordinari. In un modello famigliare tradizionale, l’abuso viene persino scambiato per una forma di protezione da parte del partner che provvede ai bisogni della donna.

Si pensi che l’8% delle donne ha subito frodi economiche dal partner o dai familiari.

L’alfabetizzazione finanziaria potrebbe rappresentare uno strumento per sottrarsi al controllo e allo sfruttamento economico nelle relazioni. Sarebbe importante iniziare dalle scuole per rendere edotte bambine e ragazze.

In termini generali, una maggiore consapevolezza economica e finanziaria è il presupposto per una partecipazione attiva alla società che rafforza la capacità di prendere decisioni oculate, di autotutelarsi nelle situazioni di incertezza e di difficoltà, di costruzione di una vita di coppia familiare più serena. Le iniziative novembrine mirano a promuovere le conoscenze di base, come l’utilizzo del proprio conto corrente bancario e postale, le opportunità di investimento, come trasmettere i propri beni mobili e immobili e altre informazioni su eredità, lasciti, donazioni e testamento. Poi deleghe, procure, amministratore di sostegno, debiti e prestiti, cessione del quinto della pensione, debiti verso Inps, debiti verso l’agenzia delle entrate e sovraindebitamento.  

Da vittime a protagoniste di una riconquista dello spazio economico che spezzi una visione della dipendenza economica.